LAMPOON 27 / RUVIDO - Louis Vuitton SS 23

Pelle, patina, palpebre – tutto ciò che è ruvido per le nostre mani e per i nostri occhi: ruvido è il titolo del nuovo Lampoon, e ne compone l’identità

Lampoon: può essere tradotto come un libello irriverente

Trovai la parola lampoon per la prima volta leggendo un libro di Orson Welles in cui scriveva di The Harvard Lampoon – il giornale universitario con una lieve spinta sovversiva propria all’immaginario degli studenti americani in un college. A gennaio del 2015, la CNN informando sull’attacco alla redazione del Charlie Hebdo, indicava la testata indicandolo come un lampoon. Deduco che dall’americano, tra le diverse nozioni reperibili, lampoon può essere tradotto come un libello irriverente. Il concetto caratteriale di irriverente è vicino a quello tattile di ruvido, anche per assonanza.

Cosa vuol dire irriverente? 

Che cosa non porta riverenza? E che cos’è la riverenza? Riverenza potrebbe essere un sinonimo di rispetto, ma se così fosse, saremmo riduttivi. La riverenza è un rispetto per forma in prima istanza, a prescindere dalla sostanza – ovvero, la riverenza prevede un inchino a un’istituzione, a un potere, a un’autorità – che possa essere il vescovo, il ministro, il signore, il sovrano, il padrone – a prescindere se tale istituzione ne abbia merito sostanziale. Nella sua controparte negativa, portando contrasto, l’irriverenza non sarà mai soltanto una mancanza di rispetto formale: l’irriverenza toglie rispetto alla forma solo se, oltre tale forma, non sussiste la sostanza. L’irriverenza toglie il rispetto a quella forma che non prevede una precisa sostanza: ovvero a quelle dichiarazioni sulla sostenibilità che non corrispondono a un impegno reale, soprattutto nel settore dell’alto di gamma perché la sostenibilità è forse l’impegno più costoso in termini di risorse per ogni azienda. 

Ruvido, un aggettivo per Lampoon

Per quanto io sottoscriva la definizione di Lampoon quale giornale irriverente, la parola in sé, irriverente, non è la mia prima scelta: essa porta un senso di provocazione, di richiesta di attenzione e anche solo di didascalia troppo esplicativa, che non fanno parte del mio lavoro e del mio atteggiamento. Io scelgo titoli e parole che possano muovere una domanda, mai una risposta. Piuttosto che definire Lampoon come irriverente, preferisco indicare Lampoon come un giornale ruvido. Lavorando per Lampoon, noi cerchiamo tutto quanto possa essere ruvido – partendo dalle fibre naturali e scartando le fibre sintetiche, cercando l’imperfezione, le impurità quali dettagli di fatica e realtà; le superfici che respirano, mai la plastica. Da qui, da questa parola, ruvido, nasce una narrazione culturale e un contesto visuale.

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